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LA MINERALOGIA DELL'ORO

 

Gold's Mineralogy

 

bandiera-inglese

 

1 - Oro   

 

Fatta eccezione per i gas liberi nell’atmosfera, solo poco più di 20 elementi si ritrovano in natura allo stato nativo, cioè non legati ad altri elementi a formare composti; tra questi elementi troviamo metalli, semi-metalli e non metalli, con l’oro a rappresentare uno tra i metalli nativi più preziosi.

Tutti i membri del Gruppo dell’Oro risultano teneri (facilmente scalfibili), malleabili (riducibili in lamine sottili), duttili (riducibile in fili sottili), settili (facilmente tagliabili) e inoltre sono eccellenti conduttori di calore e di elettricità; queste proprietà e altre quali la lucentezza metallica derivano da un particolare legame tra gli atomi detto legame metallico.

 

2 - Aspetto e caratteristiche dell'oro

 

DUREZZA (Mohs): 2,5-3
COLORE: GIALLO
PESO SPECIFICO: 19,3 g/cm3
SOLUBILE: IN ACQUA REGIA
TEMP. FUSIONE: 1063°C
LUCENTEZZA: METALLICA
SFALDATURA: ASSENTE
 

La struttura cristallina dell’oro è data dalla ripetizione tridimensionale di una cella elementare cubica a facce centrate con gli atomi in coordinazione 12 (ogni atomo ha altri 12 atomi adiacenti nella struttura reticolare). 

 

 

 

 

Nella struttura cristallina dell’oro oltre al rame ed all’argento possiamo trovare anche mercurio, bismuto, piombo, zinco e più raramente rodio ed iridio.

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Si definisce così la purezza (ingl. fineness) in parti per 1000, e quindi per un campione di oro che contiene un 10% di altri metalli la purezza sarà pari a 900; ad esempio l’oro della California contiene mediamente un 10% di Ag e quindi la sua purezza è pari a 900.

 

Il colore è tipicamente giallo in campioni puri, mentre diventa sempre più bianco all’aumentare della percentuale di argento contenuto nella struttura, oppure più rosso-arancio in campioni contenenti rame

 

Reticolo cubico a facce centrate dell’oro.

 

Quando l’argento è presente in quantità superiori al 20%, la lega che così si forma è detta Elettro (dal greco hlektrou = ambra, in riferimento al colore).

 

L’oro si presenta assai raramente in cristalli ben formati mostrando generalmente rozzi abiti ottaedrici, dodecaedrici, cubici o più spesso aggregati dendritici, filiformi, foliari, pepite e gruppi Active Imagedi cristalli arborescenti.

 

Oro: cristalli ottaedrici dendritici.

 

 

Loro viene generalmente distinto a partire dal colore, dal peso specifico e dalla evidente settilità; se presente sotto forma di piccoli granuli può essere confuso con la pirite (da qui la comune denominazione di questo minerale come oro degli stolti) che tuttavia presenta una durezza maggiore  e un peso specifico molto minore (6-6,5 nella scala di Mohs).   

 

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Oro: cristalli ottaedrici deformati.

 

 

Per la sua grande inerzia agli agenti chimici, l'oro viene considerato il metallo nobile per definizione: esso non viene infatti minimamente attaccato dall'ossigeno atmosferico, dagli alcali anche concentrati, o dagli acidi inorganici quali il cloridrico, il nitrico, il solforico, ecc.

Per attaccarlo e trasformarlo in composti solubili il reagente più usato è la cosiddetta acqua regia, costituita dalla miscela di 3 parti di acido cloridrico concentrato e di una di acido nitrico concentrato, la quale trasforma l'oro in acido tetracloroaurico, HAuCl4. L'oro viene inoltre, sia pur lentamente, attaccato dal cloro in presenza di acqua e dalle soluzioni acquose dei cianuri alcalini in presenza di aria.

 

3 - I minerali contenenti oro

 

L’oro nativo rappresenta solo una delle circa venti forme cristalline secondo cui è possibile trovare in natura tale elemento. Tali specie sono tutte metalliche, tenere (durezza < 3), pesanti (densità compresa tra 5,6 e 19,3 g/cm3), con colori che vanno dal bianco, al grigio, al giallo, fino al marrone. Oltre la metà di questi minerali sono stati descritti come nuove specie solo a partire dal 1950.Tra le diverse specie aurifere le più frequenti e per questo maggiormente studiate sono: Nagyagite, Krennerite, Petzite, Calaverite e  Sylvanite.  

 

4 - Le diverse denominazioni dell'oro   

 

L’origine della parola inglese e tedesca Gold  è incerta, essendo secondo alcuni autori di antica origine Anglo-Sassone mentre secondo altri sarebbe da collegarsi alla parola sanscrita Jval. Tra i tanti nomi attribuiti a questo metallo sono da ricordare: 

 

Sol - usato dagli alchimisti - Aurum - in latino 

Or - in francese  - Oro - in italiano e in spagnolo 

Gold - in inglese e in tedesco  - Goud - in danese 

Gul - in norvegese

 

5 - I giacimenti   

 

Nella crosta terrestre, che ne contiene in media 0,005 g/t, l'oro è largamente diffuso ma quasi sempre in quantità tanto piccole da non renderne possibile una conveniente estrazione: ciò vale anche per l'acqua di mare, che ne contiene 1g ogni 2000 m3.

In natura si rinviene quasi esclusivamente allo stato nativo, disperso in rocce quarzifere (filoni auriferi) generalmente sotto forma di minute pagliuzze o, più raramente, in masserelle dette pepite. Nella maggior parte dei solfuri metallici l'oro è contenuto in tracce per lo più minime. Per disgregazione delle rocce aurifere che ne costituiscono i giacimenti primari, l'oro nativo passa nelle sabbie dei fiumi e nelle rocce sedimentarie che ne derivano (placers). Attualmente viene estratto oro disperso in particelle sub-microscopiche (vedi oro invisibile) in rocce particolari. La possibilità di sfruttare con profitto un giacimento aurifero dipende dalla sua natura e dalle spese di estrazione richieste oltre che dal tenore in oro: questo deve essere di almeno 2-6 parti per milione, cioè 2-6 grammi d'oro per ogni tonnellata di roccia coltivata. La produzione annua mondiale si aggira intorno alle 1900 ton e viene fornita principalmente dal Sudafrica, seguito dai Paesi dell'ex Unione Sovietica, Canada e Stati Uniti; altri Paesi produttori sono Giappone, Australia, Ghana, Filippine, Zimbabwe.

 

 6 - L'oro in Europa 

 

L’Europa odierna, ad eccezione dei paesi dell’ex Unione Sovietica, è povera di giacimenti d’oro. 

 

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Legenda:

 

 1-Kongsberg (Norvegia) - 2-Boliden (Svezia) - 3-Falun (Svezia)

 4-M.te Croghant (Irlanda) - 5-Leadhills-Wanlockhead (Scozia)

 6-Redruth (Cornovaglia) – 7-Central Massif (Francia)

 8-Bourg d’Oisans (Francia)

 9-Monte Rosa (Alpi italiane) -10-Castiglione dei Pèpoli (Italia) 

11-Fiume Po (Italia) 

12-Goldkronach (Germania) - 13-Bodenmais (Germania)  

14-Fiume Reno (Germania)

15-Freiberg (Svizzera) - 16-Rauris (Austria) - 17-Reichenstein (Polonia)

18-Kremnitz (Rep.Slovacca) - 19-Schemnitz (Rep.Slovacca)

20-Distretto Maramures (Romania) – 21-Transilvania (Romania).

 

I depositi alluvionali si sono esauriti da tempo e solo poche miniere sono ancora in attività. Oro allo stato nativo ed in masserelle visibili proviene da poche località, indicate nella figura, ed ormai abbandonate.

Per fortuna le collezioni di tutto il mondo, specialmente quelle dei vecchi Musei, posseggono campioni che sono testimonianze di un passato glorioso. Nel 1980 in Europa occidentale veniva estratto solo l’1% della produzione mondiale, equivalente a circa 14,5 tonnellate.

 

Scandinavia - La famosa miniera d’argento di Kongsberg (1), chiusa nel 1957, ha prodotto argento per oltre 300 anni e, molto raramente, la varietà aurifera denominata Elettroro Boliden (2) e Falun (3) hanno prodotto quantità importanti di oro anche allo stato nativo.Regno Unito e Irlanda - Sono conosciute le miniere di M.te Croghant (4), Leadhills-Wanlockhead (5) e di Redruth (6).

 

Francia - Esistono ancora pochi giacimenti concentrati nella regione del Massiccio Centrale (7). Qui l’oro si rinviene in vene di oro nativo sul quarzo di origine plutonico-idrotermale. Più rari, ma decisamente migliori, sono i campioni che provenivano dalla famosa miniera di La Gardette, nell’Isère (8). 

 

Italia - In Italia miniere d’oro sono state coltivate fino agli anni ‘60. Le più importanti sono state quelle delle valli alpine intorno al massiccio del Monte Rosa: la Val d’Ayas (Brusson) (9), dove sono state rinvenute masse di oro nativo anche del peso di oltre un chilogrammo, e la Valle Anzasca dove l’oro veniva estratto dall’arsenopirite nella miniera di Pestarena (Macugnaga). In questa zona le imponenti trincee, ancora oggi visibili, risalgono addirittura alle popolazioni Celtiche ed in tempi di autarchia venivano estratti fino a 1000 chilogrammi d’oro l’anno. Un enorme ammasso, di circa 800 g fu rinvenuto nel 1859 nella miniera di Monte Loreto (Liguria) e tutt’ora ricercatori fortunati trovano nei dintorni delle piccole pepite. In Italia si rinvengono sabbie aurifere, sfruttate in passato ma molto povere, soprattutto lungo il corso di alcuni affluenti di sinistra del Po come il Ticino, il Sesia e la Dora Baltea.Oro alluvionale veniva estratto dalle sabbie del Po (11) e dei suoi affluenti piemontesi. Ancora oggi non è difficile imbattersi, durante i fine settimana, in squadre di appassionati ricercatori, quasi come ai tempi gloriosi della corsa all’oro in California!Attualmente in alcune regioni (Sardegna, Toscana) è incominciato lo sfruttamento di oro invisibile. 

 

Germania - Giacimenti importanti sono stati quelli di Goldkronach (12) e di Bodenmais (13), ma i banchi sabbiosi del Reno (14) sono stati oggetto di lavorazione per circa 2000 anni.Svizzera - Le sei miniere d’oro attive nei dintorni di Freiberg (15) hanno dato molti bei campioni di oro nativo fino a pochi anni orsono. 

 

Austria - Tra i più prolifici giacimenti europei si annoverano quelli localizzati intorno a Rauris (16), negli Alti Tauri, sfruttati per oltre 4000 anni. E’ stato calcolato che dai 130 chilometri di gallerie siano stati estratti fino ad oggi 22000 kg di oro. 

 

Repubblica Slovacca - I giacimenti di Kremnitz (Kremnica) (18) e di Schemnitz (Banska Stiavnica) (19) hanno dato alcuni dei campioni più belli di oro in cristalli insieme agli altri minerali famosi di questo giacimento: blenda, galena, argentite, tetraedrite, pirargirite, stefanite ecc.Romania -

I depositi rumeni (una volta austro-ungheresi), concentrati nel distretto di Maramures (20) ed in Transilvania (21), sono molto simili a quelli slovacchi, legati anch’essi al vulcanismo terziario (50 milioni di anni fa) che ha visto nascere i Carpazi. Le località di Baia Mare (ungh.: Nagybànya), Baia Sprie (ungh.:Felsobànya), Herja (ungh.:Kisbànya) e Cavnic (ungh.:Kapnic) sono conosciute dai collezionisti di tutto il mondo per le bellissime cristallizzazioni di stibina, bournonite e tetraedrite e per la presenza di solfuri molto rari e ben cristallizzati come la semseyite, fizelyite o la bertierite.

In queste località l’oro, purtroppo, è quasi sempre disseminato nei solfuri e solo raramente si rinviene allo stato nativo. Non è questo il caso delle località situate nella Transilvania occidentale.

Questi giacimenti, già menzionati da Erodoto e sfruttati per oltre 2000 anni, hanno dato, infatti, molti dei campioni più belli in assoluto al mondo di oro cristallizzato, vanto di molti Musei e collezionisti.

Mitiche sono le località di Rosia Montana (Verespatak), Sacaràmb (Nagyag), Baia de Aries (Offenbànya) dalle quali provengono anche i famosi tellururi di Au come la Sylvanite, Nagyagite, Petzite e Calaverite.

 

 7 - I metodi di estrazione  

 

Per tutta l'antichità, e in pratica fino all'inizio del sec. XX, l'oro è stato estratto quasi esclusivamente dalle sabbie aurifere e solo in seguito si è diffuso lo sfruttamento delle rocce aurifere primarie che, estratte attraverso pozzi o gallerie, vengono poi finemente macinate per poter procedere al recupero dell'oro.

Il classico metodo di estrazione tramandato dall'antichità è quello del lavaggio delle sabbie aurifere, basato sulla forte differenza di peso specifico tra l'oro (19,32) e il quarzo e i silicati delle sabbie, assai più leggeri (2-4): una corrente di acqua asporta più facilmente questi ultimi concentrando le particelle d'oro più pesanti. Il lavaggio, o levigazione, si effettuava nella batea, una grande scodella di legno sul fondo della quale si raccoglievano le pagliuzze d'oro.

Successivamente, il processo venne realizzato in canali di legno (sluices) larghi da 30 a 60 cm e della lunghezza anche di qualche chilometro, nei quali la sabbia aurifera o il minerale macinato erano immersi e trascinati da una corrente di acqua: le particelle di oro si raccoglievano sul fondo trattenute da basse traverse (riffles) fissate lungo il canale.

Altro metodo un tempo usato era l'amalgamazione, basata sul fatto che l'oro si scioglie nel mercurio metallico formando un amalgama di oro: i fanghi auriferi venivano messi a contatto con lastre di rame ricoperte di mercurio; l'oro formava così un amalgama che, di tanto in tanto, veniva raschiato dalle lastre e sottoposto a distillazione allo scopo di recuperare il mercurio, trattando poi il residuo per coppellazione in modo da asportarne il rame.

Ormai abbandonato è anche il procedimento detto di clorurazione, che aveva soppiantato nella maggior parte degli impianti l'amalgamazione; con tale metodo il minerale macinato veniva mescolato con cloruro di sodio e attaccato in sospensione acquosa con cloro gassoso in modo da portare l'oro in soluzione sotto forma di cloroaurato di sodio, NaAuCl4, dal quale si precipitava poi l'oro con solfato di ferro (II) o con solfuro di idrogeno.

 

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Il metodo oggi in pratica universalmente adottato, e che permette di estrarre economicamente e con buone rese l'oro anche da minerali poveri, è quello detto per cianurazione.  Il minerale aurifero, finemente polverizzato, è tenuto in sospensione per più giorni in una soluzione diluita di cianuro di sodio o di potassio, nella quale si insuffla aria così da provocarne l'agitazione: in queste condizioni l'oro passa in soluzione sotto forma di cianoaurato di sodio o di potassio, NaAu(CN)2 o KAu(CN)2; dalla soluzione, separata dalle sabbie per decantazione o per filtrazione, l'oro viene poi precipitato allo stato metallico per cementazione con polvere di zinco o anche di alluminio. L'oro metallico così ottenuto contiene molte impurezze: metalli preziosi, ossidi e idrossidi di metalli comuni e silice. La purificazione dei metalli più reattivi è condotta mediante lavaggio con una soluzione di acido solforico al 10-20%, mentre la silice viene allontanata per fusione con carbonato sodico. L'ulteriore raffinazione si effettua per via elettrolitica o con altri procedimenti secondo la natura e la quantità di impurezze presenti nel metallo L'oro puro del commercio ha un titolo in genere del 999‰.

 

 8 - Gli usi  

 

E' la principale fonte del metallo commerciale, utilizzato soprattutto in gioielleria, in odontotecnica e per strumenti scientifici ed elettronici e come base monetaria.

Per la maggior parte degli usi, come quello in gioielleria, nella coniazione di monete e di medaglie, ecc., l'oro puro è troppo tenero e pertanto si impiega il metallo sotto forma di lega con altri metalli, così da aumentarne notevolmente la durezza, oltre che a modificarne più o meno sensibilmente il colore.

Le leghe più comunemente usate sono quelle binarie oro-rame e oro-argento e quelle ternarie oro-rame-argento: il rame e l'argento sono ambedue miscibili con l'oro in tutti i rapporti anche allo stato solido, motivo per cui tutte queste leghe presentano una struttura compatta e perfettamente omogenea anche all'esame microscopico. L'aggiunta di rame in una percentuale del 10-25%, o anche superiore, aumenta notevolmente la durezza dell'oro e ne rende gradualmente più carico il colore, come nell'oro da conio: l'aggiunta di argento non modifica invece di molto le proprietà meccaniche dell'oro ma già in modesta percentuale ne schiarisce nettamente il colore, che vira al verdognolo quando la percentuale di argento nella lega si avvicina al 25%.

Le leghe ternarie costituiscono l'oro solitamente usato per la gioielleria e presentano un colore molto simile a quello dell'oro puro, unito però a proprietà meccaniche migliori. Si hanno così: l'oro rosa (75% di Au; 20% di Cu; 5% di Ag); l'oro verde (75% di Au; 25% di Ag); l'oro bianco, lega di oro di composizione diversa, inizialmente costituita da oro-palladio (75% di Au; 25% di Pd) e in seguito anche da oro e nichel, questo spesso già in lega con cromo o altri metalli. Il titolo in oro delle sue leghe si esprime solitamente in carati, indicando per oro a 24 carati il metallo puro e con valori in proporzione inferiore le leghe a più basso titolo, p. es. come oro a 18 carati il metallo al 75%.

Il titolo dell'oro si valuta approssimativamente servendosi della cosiddetta pietra di paragone, una varietà di diaspro di colore nero-verdastro: su questa si striscia l'oggetto che si vuole esaminare in modo che esso vi lasci una traccia lucente, che poi si bagna con acido nitrico concentrato. La traccia lasciata dall'ottone, dal similoro, ecc. scompare perché i metalli di queste leghe vengono attaccati dall'acido nitrico, la traccia lasciata dall'oro puro resta invece completamente inalterata, e quella lasciata dalle leghe di oro sbiadisce in minore o maggiore misura secondo che esse contengano più o meno oro; confrontando la traccia rimasta con metallo a titolo noto si può almeno grossolanamente valutare il tenore della lega saggiata.

 

 9 - L'oro in farmacologia

 

Alcuni composti solubili di oro sono stati impiegati sin dall'antichità nelle malattie della pelle e come farmaci antipruriginosi. In seguito alle ricerche di Kock, che ne evidenziò l'azione inibente lo sviluppo dei micobatteri tubercolari, alcuni sali d'oro vennero utilizzati nella terapia della tubercolosi; in seguito, nonostante i risultati modesti, il loro impiego fu esteso alla terapia della sifilide e dell'artrite. I risultati molto favorevoli nella cura dell'artrite hanno rilanciato i sali d'oro quali presidio terapeutico di grande importanza per il controllo permanente della malattia. I  principali composti aurici adoperati in terapia sono l'aurotioglucosio, l'aurotiomalato sodico e l'aurotiosolfato sodico, nei quali l'oro è presente in percentuale variabile dal 30% al 50%. Il trattamento con sali d'oro richiede prudenza e il controllo diretto dello specialista, potendo provocare reazioni allergiche, manifestazioni irritative a carico dell'apparato digerente, danni a carico del rene e del sistema emopoietico.

 

 10 - Il valore dell'oro

 

Perché l'oro è tanto prezioso?

Esiste un parametro oggettivo che ne misuri il valore o ciò che più lo determina è il desiderio umano di possederlo e forse il fascino simbolico che lo circonda?

Anzitutto alcuni dati chiariranno la sua rarità.

In tutto il mondo si estraggono ogni anno circa 1.000 tonnellate d'oro, 8.000.000 di tonnellate di rame, 500.000.000 di tonnellate di ferro.Allo stato naturale si trova sotto forma di sabbie e pepite nel letto dei fiumi, oppure in filoni o vene, cioè in rocce. Se viene estratto dalle rocce richiede una lavorazione complessa da circa 1,5 tonnellate di pietre triturate e lavate con l'acqua si ricavano 10 grammi d'oro. Poi sono necessari altri passaggi (cianurazione, fusione e procedimenti elettrochimici) che lo portano alla purezza voluta (fino al 999,9 per mille nelle più sofisticate applicazioni industriali).

L'oro purissimo ha caratteristiche fisiche eccezionali, basti pensare che grazie alla sua duttilità da 10 grammi si può ottenere un filo lungo 35 chilometri e dello spessore pari a quello di una ragnatela, oppure una lamina di 3,5 metri quadrati, quindi tanto sottile da essere quasi trasparente, traslucida. Il lingotto d'oro puro pesa 12,503 chilogrammi (441 once).

La quotazione dell'oro era stabilita all'origine dalla Rotschild Bank che eseguiva le negoziazioni per conto della banca d'Inghilterra. Questo accadeva dopo la colonizzazione britannica del Sud Africa e lo sfruttamento dei notevoli giacimenti trovati lì. Dal 1919 però si costituì il London Bullion Brokers, aggregato di cinque banche, che alle ore 10,15 di ogni giorno ne stabilivano il prezzo sulla base della domanda e dell'offerta d'oro immesso sul mercato dai paesi estrattori.

Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale il mercato di Londra fu costretto a chiudere, il centro internazionale delle contrattazioni si è spostato a Zurigo.

La quotazione dell'oro è variabile nel tempo e perciò, solo a titolo indicativo, è interessante sapere che nel 1980, al momento di un boom particolarmente positivo, il metallo giallo valeva 850 dollari (più di 1.000.000 di lire) per oncia troy (31,1035 grammi). Per evitare il rischio di eccessive oscillazioni del prezzo che può far sballare i conti delle industrie estrattive e dei consumatori, è nato negli Stati Uniti il mercato a termine.

Il mercato dell'oro in Italia è sotto il diretto controllo dell'Ufficio Italiano dei Cambi che ha autorizzato alcune banche a importarlo direttamente.

I Banchi dei Metalli Preziosi, pure sotto il controllo centrale, controllano il mercato dell'oro destinato a lavorazioni industriali e ad essere legato con altri metalli per l'utilizzazione nell'oreficeria. Un privato non può acquistare l'oro fino (puro) per tesaurizzarlo, ma può accedere solo all'oro semilavorato. Orafi ed orefici, ad esempio, sono obbligati a marchiare i loro lavorati. In tal modo ogni fabbricante di gioielli ha la sua targa, che può essere letta con l'aiuto di una lente su ogni oggetto d'oro. L'idea che acquistare oro è un buon investimento è un po' erronea. Infatti, l'oro lavorato ha un prezzo nettamente più alto a causa delle tasse, dei costi di produzione e dell'ideatore del disegno eseguito. Per altro l'oro fino non è liberamente commerciabile e pertanto chi ne avesse non potrebbe giustificarne il possesso.

Per il privato la sola possibilità d'investimento reale in oro può essere costituita dalle monete d'oro. Ci sono monete numismatiche, seminumismatiche e commerciali.

Le prime sono state emesse da vari stati e se perfettamente conservate (senza il più piccolo graffio) sono dette fior di conio e hanno valore elevatissimo, che scende del 30-35% se sono splendida, bellissima, bella, cioè via via meno ben conservate.

Tra esse sono famose il Carlino italiano del 1875, le 100 lire e le 20 lire del 1903, la moneta Marcia su Roma del 1922, la serie Aratrice del 1912 e l'ultima moneta coniata in oro in Italia: le 100 lire del 1937.

Le monete seminumismatiche sono più abbordabili dai collezionisti. Tra queste citiamo la famosa Sovrana inglese, coniata fino al 1957, i Marenghi italiani, svizzero, belga e francese (detto anche Napoleone d'oro), le monete da 10 e da 20 dollari. Tra le commerciali ci sono le Sovrane, le monete da 10 e da 20 dollari e il Krugerrand, la moneta sudafricana del peso di un'oncia troy. 

 

  11 - La lavorazione dell'oro

 

L'uso dell'oro in gioielleria ha raggiunto ormai un grado di perfezione tecnica e artistica veramente notevole.

Da quando la fusione dei metalli e stata scoperta sono stati fatti grandi passi avanti nella tecnologia delle leghe.

Per aumentarne la durezza e la resistenza meccanica e per dargli colori diversi sono state sperimentate, come detto in precedenza, le fusione in proporzioni variabili dell'oro con altri metalli, come ad esempio con il rame (oro rosso), con l'argento (oro verde), con il nichel, il palladio o il platino (oro bianco) e con l'alluminio (oro viola).

La misura della quantità d'oro presente è il carato che è un numero esprimente il rapporto tra il peso dell'oro puro presente e il peso complessivo della lega in questione. Un esempio chiarirà questa unità di misura: 24 carati significa che la lega è al 100% d'oro, cioè non c'è altro metallo; 18 carati significa che ci sono 750 parti d'oro e 250 di un altro metallo, 12 carati significa 50 parti d'oro e 50 di un altro metallo.

In alcuni paesi, come la Turchia e l'Egitto, l'oro lavorato è solitamente a 14 carati, mentre i gioiellieri europei usano quello a 18 carati.

Risolti i problemi fondamentali della fusione, della produzione dei fili, delle lamine e messe a punto le tecniche della filigrana, della stampa, della granulazione, della cesellatura, dell'incisione l'arte e la maestria manuale del maestro artigiano hanno potuto esprimersi pienamente.

 

 12 - L' oro invisibile   

 

Da un articolo di Roberto Lonis - Geologo - PROGEMISA Agenzia Governativa Regionale, Via Contivecchi 7 - 09122 Cagliari

rolonis@tin.it

 

La Sardegna fino ad un recente passato non era considerata una provincia metallogenica aurifera, anche se presenza di oro era stata accertata in diverse mineralizzazioni.

Intorno al 1985, interessanti concentrazioni d'oro sono state rinvenute nelle vulcaniti orogeniche terziarie interessate da processi di alterazione tardivi ad opera di fluidi idrotermali che hanno profondamente modificato la roccia ospitante. L'oro in queste rocce è prevalentemente disperso in particelle sub-microscopiche (oro invisibile) con tenori che oscillano intorno ai 4 p.p.m. (mineralizzazioni ad oro epitermale). I depositi epitermali ad oro sono sempre legati ad intensi processi di silicizzazione post-deposizionale della roccia ospite.

L'oro si rinviene nelle vene silicee più o meno brecciate e raramente disseminato nella roccia ospite argillificata; i minerali associati all'oro sono la pirite, la galena,la sfalerite, l'electrum, l'arsenopirite, la calcopirite, gli argenti rossi e la stibina.

 

Nell'area di Furtei (Cagliari) la Sardinia Gold Mining S.p.A. nel 1997 ha intrapreso la coltivazione del giacimento d'oro, le riserve sono di circa 9.3 Mt di roccia con tenori medi d'oro di 2 g/t e le produzioni annue di circa 800 kg d'oro.

 

[http://www.osilo.it/oro/Furtei.htm]

 

Odino Grubessi  - 2017